Non era colpa tua, ma nemmeno mia
"Ci ho messo mesi a capire che non era colpa tua. Ma nemmeno mia. Semplicemente non ci capivamo più."
A volte non serve urlare per rompersi. Non servono tradimenti, pugni, silenzi eterni. Basta uno sguardo che smette di cercare l’altro. Un messaggio letto e mai risposto. Una carezza che si dimentica come si fa.
Con te, all’inizio, era tutto amplificato. I sorrisi, gli abbracci, la voglia di raccontarsi anche le cose stupide. E poi lentamente — troppo lentamente per accorgersene — abbiamo cominciato a parlare con frasi brevi. A rispondere con gli occhi bassi. A guardarci come si guarda un parente lontano al pranzo di Natale: con affetto, ma senza desiderio.
Ci siamo tenuti per mano anche quando non c’era più niente da dirsi. Solo per abitudine. Per paura del vuoto. Perché ci si affeziona anche alle crepe, se le si guarda troppo a lungo.
Non voglio nemmeno darti colpe. Forse la vita ti stava chiamando altrove. Forse io ero troppo impegnato a inseguire una versione di noi che non esisteva più. Ma quello che mi fa male — ancora oggi — è pensare che non abbiamo avuto il coraggio di guardarci negli occhi e dire: “È finita, ma grazie.”
Grazie per le notti in macchina a parlare. Per le colazioni lente. Per le litigate che mi facevano sentire vivo. Grazie perché anche se è stato dolore, era nostro.
Non so dove sei ora. Non so con chi ridi o cosa ti fa piangere. Ma spero che qualcuno ti stringa come io non ho saputo fare alla fine. E che ogni tanto, nei giorni in cui ti manca qualcosa ma non sai cosa, ti venga in mente il suono della mia voce che ti dice: “Ci provo, anche oggi.”
Non era colpa tua, ma nemmeno mia. Semplicemente, abbiamo smesso di volerci nel modo giusto.
📅 Inviato il 03/07/2025